Valerio Scanu bocciato come autore e il testo senza senso di “Non c’è più” è un omaggio alla rima facile

Passi per “Parto da qui“, il pezzo che dà il titolo all’album e che segna la prima esperienza di Valerio Scanu come autore di un suo brano. Il tentativo è apprezzabile ma comunque poco riuscito. Ma non riesco proprio a non dire la mia su un altro dei testi del terzo album di Scanu che dovrebbe segnare la svolta nella carriera del cantante.

Leggendo le trascrizioni di alcune delle tracce del cd, mi sembra che sia proprio la scrittura il punto debole di questo lavoro. Molti sono banali, poco impegnativi e poco originali, in alcuni dei testi non sono proprio riuscito a trovare un senso alle parole che sembravano disposte a caso sulla riga.

Le parole sole, cuore, amore e sogni sono le più gettonate. Ma sono talmente ridondanti che perdono tutto il loro significato e diventano solo un pretesto per formare l’ennesima rima. L’apice di tutto questo si tocca con “Non c’è più“, un vero omaggio alla rima facile e al nonsense. Lo potete leggere qui.

Si parla della fine di una storia d’amore, tanto per non variare sul tema. Per circa metà del brano si ripetono come un disco rotto le stesse frasi:

Senza più, senza più fame
senza più, senza più sete
senza più, senza più socpo
senza più, senza più fuoco

Non si può spiegare
Non si può cambiare
Non si chiama amore

Non c’è più piacere
Non c’è più dolore
Non c’è più amore

Non c’è più calore
non c’è più rumore
non c’è più amore

Il vero gioiello di questo brano è però un altro, un inframezzo fra le due ripetizioni. E’ qui che si concentra tutto il nonsense degno del grande Salvador Dali:

Piovono ricordi come gatti e cani
come in Inghilterra tutti giù per terra
giro girotondo casca il mondo anche a noi due

Questo è solo un esempio di quello che si può trovare all’interno dell’album. Ed è solo uno dei punti deboli che si possono criticare non solo agli album di Scanu, ma anche agli altri cantanti usciti dai talent show.